Capitolo 3. Il silenzio su Caporetto

Caporetto, oggi nota come Kobarid, è una cittadina situata nell'attuale Slovenia. È celebre per la battaglia che vi si svolse durante la Prima Guerra Mondiale, nota nella storia come "la disfatta di Caporetto", una delle più gravi sconfitte nella storia militare italiana moderna.[41]

La battaglia ebbe luogo tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917, sul fronte italiano lungo il fiume Isonzo. Le forze austro-ungariche, supportate dall'esercito tedesco dopo la resa della Russia, lanciarono un'offensiva inaspettata contro l'esercito italiano, sfruttando tecniche di guerra innovative, come l'uso di gas tossici e tattiche di infiltrazione. Questi attacchi colsero di sorpresa le truppe italiane, che furono costrette ad una rapida ritirata.[42]

La ritirata italiana si estese per oltre 150 chilometri, fino al fiume Piave, dove la linea difensiva fu finalmente stabilizzata. La disfatta portò alla perdita di circa 300.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri, oltre a ingenti quantità di equipaggiamenti e territori strategici. Caporetto ebbe anche conseguenze drammatiche sul piano politico e sociale: la sconfitta provocò una crisi di fiducia nei confronti del governo italiano e dei comandi militari, che portarono a cambiamenti nelle leadership con la scelta del generale Armando Diaz[43] a capo delle forze armate.[44]

Le illustrazioni del numero 43, pubblicato tra il 28 ottobre-4 novembre 1917, riflettono lo spirito propagandistico e celebrativo del tempo, che evitava di menzionare direttamente la catastrofe di Caporetto che in quei giorni sconvolgeva il fronte italiano:

1. "Tra due epopee. Il valoroso del 1917 narra la guerra di oggi ai gloriosi superstiti delle guerre per l’Indipendenza". La copertina rappresenta un'immagine simbolica che collega idealmente i soldati italiani ai veterani delle guerre d'indipendenza italiane. È un tributo alla continuità del sacrificio e del valore militare, con il fine ultimo di portare a compiento il Risorgimento. 
Non vi è alcun riferimento al disastro di Caporetto, mostrando un preciso intento di distogliere l’attenzione pubblica dalle difficoltà al fronte, verso una memoria risorgimentale della guerra.[45]

2. "Una commovente cerimonia nell’Ospedale militare del Celio, in Roma: il matrimonio di un soldato ferito". L'illustrazione si concentra su un momento toccante e umano, una cerimonia nuziale svoltasi in un ospedale militare: un soldato ferito che si sposa, circondato dal personale medico e dai compagni d'armi, con un tono di solennità e speranza. Anche qui vi è l’assenza di riferimenti alla disfatta di Caporetto, puntando invece sulla trasmissione di emozioni al lettore.[46]

"Tra due epopee. Il valoroso del 1917 narra la guerra di oggi ai gloriosi superstiti delle guerre per l’Indipendenza."
"Una commovente cerimonia nell’Ospedale militare del Celio, in Roma: il matrimonio di un soldato ferito."

Nei numeri successivi alla disfatta di Caporetto, fino alla fine della guerra, la rivista adotta una strategia comunicativa ben precisa: la narrazione si sposta gradualmente dal racconto delle imprese militari italiane al focus su episodi sentimentali che esaltano l'amor patrio.[47] Questa scelta editoriale appare chiaramente mirata a distogliere l'attenzione del pubblico dagli eventi disastrosi al fronte, privilegiando storie che evocano emozioni positive e un forte senso di unità nazionale.[48]

Le copertine e gli articoli si concentrano su scene di vita quotidiana e di sacrificio personale, elogiando in diversi numeri soldati che agiscono in secondo piano. Viene dato ampio spazio a figure femminili che incarnano virtù come il coraggio e la devozione, con madri, mogli, e infermiere ritratte mentre sostengono moralmente e fisicamente i soldati. [49]

Non vi è traccia di una riflessione critica o di un'analisi degli errori che portarono alla ritirata. L’obiettivo è evitare di scalfire l’immagine di invincibilità dell’esercito e di non intaccare il mito dell’eroismo dei soldati. Inoltre i riferimenti alle battaglie e alle imprese militari italiane diventano vaghi e generici. Si accenna a scontri senza particolari dettagli o enfasi, e l’eroismo è trattato in modo astratto, senza nominare specificamente le perdite o le difficoltà. [50]

Alcuni numeri qui sotto riportati ne dimostrano l'esempio.

"Ai giovanissimi fra i valorosi. “I giovani soldati della classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume, che in questo momento sbarra al nemico le vie della patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato. – … Io voglio che l’esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899 hanno mostrato di essere degni del retaggio di gloria che su essi discende”. (Ord. del giorno Diaz)."
"Nei giorni della lotta. Il febbrile movimento nelle retrovie."
“I pifferi di montagna”: Venuti per suonare, tornano a casa suonati. La tragica ritirata delle truppe austriache sul Piave."

Infine, l’attenzione della rivista si concentra anche sugli sviluppi del fronte anglo-francese, enfatizzando le vittorie degli alleati come un segnale di speranza per il conflitto globale. Le gesta di eserciti stranieri, come i francesi sulla Somme o gli inglesi nelle Fiandre, sono descritte con toni esaltanti e dettagliati, quasi a voler compensare l’assenza di analoghe narrazioni per il fronte italiano. Viene dedicato ampio spazio all’intervento degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, visto come un attore decisivo per il rovesciamento delle sorti del conflitto, sottolineando il comune impegno per la libertà e la democrazia e l'avversione ai regimi autoritari.[51]

La prima illustrazione, la numero 17 del 28 aprile-5 maggio 1918, copertina, rappresenta l'Italia al fianco degli Alleati, enfatizzando il valore simbolico dell’unione tra le truppe italiane e quelle anglo-francesi, con le bandiere nazionali che sventolano fianco a fianco sui campi di battaglia europei; è un’immagine di fratellanza e impegno comune contro il nemico che ostacola la libertà democratica.[52]

La seconda illustrazione, la numero 28 del 14-21 luglio 1918, esprime l'entusiasmo italiano verso l’intervento americano nella guerra. L’immagine raffigura Piazza del Duomo a Milano, dove una folla festeggia con bandiere italiane e statunitensi, dimostrando il sostegno popolare verso gli Stati Uniti e la speranza che il loro intervento avrebbe portato al trionfo finale degli Alleati.[53]

"L’Italia accanto agli Alleati nell’ora della prova. “… Bandiere di reggimenti italiani saranno spiegate al vento sui campi di Picardia e di Fiandra insieme con le bandiere Alleate.” (Discorso Orlando)."
"Milano, come tutte le città italiane, ha celebrato degnamente la festa dell’Indipendenza americana. La grandiosa manifestazione del 4 luglio in Piazza del Duomo."

Documentario: Caporetto (Rai storia).

Note

[41] A. Canavero, Storia contemporanea, cit., pp. 153-155.

[42] Ibidem.

[43] Armando Diaz (Napoli, 5 dicembre 1861 – Roma, 29 febbraio 1928) fu un generale italiano noto per il suo ruolo di Capo di Stato Maggiore nella Prima Guerra Mondiale dal 1917, in seguito alla disfatta di Caporetto. Sotto la sua guida, l'esercito italiano si riorganizzò e ottenne la vittoria decisiva nella battaglia di Vittorio Veneto nel 1918, che portò alla fine della guerra. Diaz fu nominato Duca della Vittoria e ricevette numerosi onori per il suo contributo. Dopo la guerra, servì come Ministro della Guerra e si ritirò dalla vita pubblica poco prima della sua morte nel 1928. Diaz, Armando, in Treccani Enciclopedia online, https://www.treccani.it/enciclopedia/diaz-armando-duca-della-vittoria_(Enciclopedia-Italiana)/, consultato il 21/08/2024.

[44] A. Canavero, Storia contemporanea, cit., pp. 153-155.

[45] A. BeltrameTra due epopee. Il valoroso del 1917 narra la guerra di oggi ai gloriosi superstiti delle guerre per l’Indipendenza, La Domenica del Corriere, numero 43, 28 ottobre-4 novembre 1917, copertina.

[46] Ivi, p. 16.

[47] G. Oliva, La Domenica del Corriere va alla guerra. Il 1915-18 nelle tavole di Achille Beltrame, cit., pp. 54-66.

[48] Ibidem.

[49] Ivi., pp. 68-73

[50] Ibidem.

[51] Ivi., pp. 73-77.

[52] A. BeltrameL’Italia accanto agli Alleati nell’ora della prova. “… Bandiere di reggimenti italiani saranno spiegate al vento sui campi di Picardia e di Fiandra insieme con le bandiere Alleate.” (Discorso Orlando)La Domenica del Corriere, numero 17, 28 aprile-5 maggio 1918, copertina.

[53] A. BeltrameMilano, come tutte le città italiane, ha celebrato degnamente la festa dell’Indipendenza americana. La grandiosa manifestazione del 4 luglio in Piazza del Duomo, La Domenica del Corriere, numero 28, del 14-21 luglio 1918, copertina.

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